Una regione allo sbando invoca l’esercito per accogliere mamme e bambini

Il governatore della regione FVG Massimiliano Fedriga ha dichiarato che vorrebbe l’intervento dell’esercito per la gestione dell’accoglienza delle perone in fuga dall’Ucraina. Per sistemare forse i bambini e le madri nelle caserme o nelle tendopoli invece che nelle case? Sono parole che non hanno bisogno di commento e che indicano un politico allo sbando che, dopo avere contribuito a distruggere il sistema di accoglienza nella regione FVG, non sa più cosa dire. Oggi il FVG (dati Ministero dell’Interno) è una delle regioni peggiori in Italia per scarsissima diffusione di programmi di accoglienza di qualità realizzati su base comunale (intorno al 10% del fabbisogno).

Lo sa, Fedriga, che la regione da lui amministrata nel peggiore dei modi possibili potrebbe (come stanno già facendo altre regioni) raccogliere e coordinare le disponibilità dei privati e dei comuni, operando insieme con le associazioni e gli enti che da decenni operano con fatica, per aumentare i programmi di accoglienza diffusa e dare una casa (non un posto in caserma) ai bambini in fuga?

Lo sa, Fedriga, che la regione potrebbe intervenire con programmi di sostegno alle tante famiglie, italiane e straniere che stanno accogliendo i profughi senza ricevere alcun sostegno pubblico?

Lo sa, Fedriga, che le competenze in materia sanitaria sono della Regione e che non dovrebbe essere difficile organizzare, se si vuole, i percorsi vaccinali per poche migliaia di persone?

Lo sa, Fedriga, che tra le competenze della Regione c’è l’istruzione e la formazione professionale e che quindi potrebbe realizzare programmi di supporto per l’alfabetizzazione alla lingua italiana degli sfollati dell’Ucraina, il sostegno anche psicologico per migliorare l’inserimento scolastico dei minori, l’avvio di corsi professionalizzanti per agevolare l’inserimento delle donne ucraine nel mercato del lavoro, consentendo così di essere almeno parzialmente indipendenti il prima possibile?

Qualunque sia il tema la risposta è sempre la stessa: il nulla. Chiunque operi concretamente sul campo non incontra mai la Regione sulla sua strada; come se non esistesse affatto. È totale il vuoto di azione di un’amministrazione regionale che da anni ha fatto della lotta contro l’accoglienza una bandiera ideologica e che ora invoca l’esercito perché incapace di contribuire a trovare neppure qualche migliaio di posti per un’accoglienza civile di persone vulnerabili.

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