Archiviazione delle accuse a Linea d’Ombra: seri interrogativi sull’inchiesta e sul clima generale di ostilità alla solidarietà in FVG

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna, accogliendo la richiesta della Procura di Bologna, ha disposto l’archiviazione dei procedimenti avviati dalla Procura di Trieste contro Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi dell’Associazione “Linea d’Ombra”, ritenendo che non sussistano in alcun modo le gravi ipotesi di reato (favoreggiamento dell’immigrazione irregolare a scopo di lucro) mosse contro i due anziani coniugi. In particolare il GIP di Bologna ha evidenziato nell’operato dei due coniugi sia “la mancanza di qualsiasi contributo funzionale a procurare l’ingresso irregolare” degli stranieri che l’associazione assiste, sia la radicale assenza di alcun elemento che comprovi la sussistenza dell’illecito favoreggiamento del transito verso altri Paesi.

Molti procedimenti giudiziari, anche quelli partiti con inopportuna enfasi, finiscono archiviati e molti errori giudiziari vengono corretti in corso d’opera. Apparentemente nulla di strano vi sarebbe anche nel procedimento di archiviazione in oggetto che, semmai, evidenzia che la macchina della giustizia è nel suo complesso in grado di operare un efficace controllo al proprio interno. Difficile tuttavia non porsi seri interrogativi sull’inchiesta triestina contro i due coniugi e sull’imbarazzante inconsistenza dell’indagine avviata a loro carico. Il caso triestino presenta notevoli affinità con l’inchiesta mossa nel 2016 contro l’associazione “Ospiti in arrivo” di Udine e archiviata rapidamente nel marzo 2017. Anche in tal caso venne ingiustamente criminalizzata, ipotizzando con tesi ardite la finalità di lucro, una esemplare condotta solidale e umanitaria nei confronti di una realtà che prestava e presta tuttora aiuto a persone in stato di estremo bisogno, spesso abbandonate dalle istituzioni. A tali casi, seppure in relazione ad accuse diverse e meno gravi, andrebbe accostata la recente archiviazione nei confronti di un gruppo di cittadini italiani e stranieri di Pordenone accusati, anch’essi con una durezza degna di miglior causa, di avere occupato un’area pubblica trasformandola in accampamento abusivo mentre, in realtà, gli accusati avevano portato doveroso sostegno a richiedenti asilo costretti a dormire all’addiaccio nell’assoluta indifferenza, quando non aperta ostilità, delle istituzioni locali.

Si respira un po’ ovunque un’aria pesante di intolleranza e di aggressività in Friuli Venezia Giulia verso coloro che difendono i diritti umani delle persone più fragili; una situazione non sfuggita all’attenzione di diverse istituzioni internazionali che, purtroppo, rivela che un grave arretramento culturale e una crescente disgregazione sociale stanno investendo in modo particolare quest’area del nostro Paese, a cui appare necessario ricordare che la solidarietà non è solo una scelta individuale di alto profilo, bensì un valore fondante dell’ordinamento democratico che tutte le istituzioni sono chiamate a tutelare come un bene prezioso da cui dipende la coesione sociale.

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