Minniti a Trieste, ICS e Caritas: «parere negativo sulla legge 46/2017»

A poche settimane dall’entrata in vigore della legge 46/2017 (già decreto legge Minniti-Orlando), fortemente voluta dall’attuale Ministro dell’Interno, la Fondazione Caritas diocesana di Trieste e l’I.C.S. (Consorzio Italiano di Solidarietà) confermano una valutazione nettamente negativa della nuova norma. Essa non affronta nessuno dei veri nodi che riguardano il funzionamento del sistema di accoglienza italiano – la sua qualità e il rinforzo dei programmi di integrazione sociale dei rifugiati – bensì ha come obiettivo la sola compressione dei diritti dei richiedenti asilo attraverso una serie di misure assai discutibili di cui la più preoccupante è, come è noto, l’eliminazione di un grado di giudizio in caso di ricorso avverso l’eventuale prima decisione negativa da parte dell’organo amministrativo. Si tratta di una misura mediaticamente presentata come utile a sveltire la procedura ma così non è: mentre per ogni altro procedimento giudiziario riguardante i diritti fondamentali della persona sono garantiti due gradi di giudizio, solo nel caso delle procedure volte ad accertare se una persona è vittima di persecuzioni, incredibilmente, le garanzie vengono diminuite. Tutto ciò mentre i tribunali continuano a essere intasati da contenziosi e liti di natura minore o persino bagatelle sulle quali ben si potrebbe intervenire.

Assai confusa e censurabile (tanto da essere stata sospesa dallo stesso Ministero prima di entrare in vigore) è la disposizione, contenuta nel decreto Minniti, che impropriamente attribuirebbe agli enti di assistenza compiti di notifica degli atti della Pubblica Amministrazione in merito agli esiti delle domande di asilo, così confondendo in un modo che non può essere accettato ruoli e piani che debbono rimanere distinti.

Non minore preoccupazione suscitano le recenti decisioni del Ministro dell’Interno finalizzate a ridurre con ogni mezzo gli arrivi dei migranti e dei rifugiati dalla Libia. ICS e Fondazione Caritas concordano sulla necessità di evitare che l’Italia si faccia carico da sola di un numero eccessivo di domande di protezione, ma questo obiettivo va raggiunto attraverso una profonda riforma del sistema europeo dell’asilo che consegua l’obiettivo di una più equa ripartizione delle presenze in tutti i Paesi dell’Unione. Se la politica fatica a raggiungere questi obiettivi la soluzione non può certo essere quella di respingere i rifugiati verso la Libia in violazione della Convenzione di Ginevra o di impedire le partenze da un Paese privo di un vero Governo, nel quale non esiste alcuna forma di protezione dei rifugiati e dove i migranti sono esposti a indicibili violenze, detenzioni arbitrarie e torture.

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